di Alberto Menegazzo
Inauguro la sezione “blog” di Padovarte Musica con un tema legato, Guarda caso, alla
didattica della musica.
Vista la presenza dei corsi Academy presso una struttura come Padovarte, vale la pena
porsi una domanda: ha senso un corso di teoria e solfeggio all’interno di una scuola di
musica privata?
La risposta appare scontata, sarebbe come chiedere a chi fa l’esame per la patente se è
opportuno studiare i simboli della cartellonistica stradale. La domanda però, se calata nel
contesto giovanile attuale, caratterizzato da una generalizzata impazienza, da un orizzonte
temporale di gratificazioni a brevissimo termine (per usare un eufemismo), appare lecita.
Se rimane ovviamente fuori dalla discussione la presenza della teoria nella scuola di Alto
Perfezionamento per antonomasia, il Conservatorio, ci si può chedere se i ragazzi di scuole
medie e superiori non siano da intrattenere semplicemente divertendoli con la musica,
suonando e basta.
La mia esperienza personale è stata questa: ho cominciato a suonare la chitarra classica a
10-11 anni (all’epoca non c’era per la didattica la varietà stilistica che c'è ora) in una scuola
privata. Era una scuola”di patronato”, una scuola che oggi, con la grande attenzione posta
sull’apparenza, qualche genitore bollerebbe come “poco seria” e qualche direttore di
scuola di musica disprezzerebbe, convinto a sua volta che basti avere una bella sede, la
moquette, qualche pianta ed una segretaria per avere una scuola con dei contenuti…
Invece mi sono trovato a studiare strumento con un insegnante di chitarra, teoria con un
insegnante di flauto traverso, solfeggio in chiave di sol e fa con un insegnante di
pianoforte. Solfeggio parlato e cantato; e c'era anche il dettato musicale, ovvero l’ascolto e
la trascrizione di una melodia suonata al piano. Al termine dell’anno c’era un esame, con i
voti. Non era ne’ eccessivamente severo ne’ una farsa: era giusto.
Alla fine, causa un programma di chitarra non particolarmente invitante (era il bambino
che doveva farsi grande e studiare sui libri per adulti, non il contrario), dopo qualche anno
lasciai quella scuola per poi riprendere, qualche anno più tardi, un percorso scolastico
“moderno” che mi porto’ al diploma con lode.
Eppure questa mia esperienza iniziale fu fondamentale: pur abbracciando in seguito vasti
orizzonti di studio, l’imprinting, l’approccio rigoroso, la serietà didattica, le nozioni di teoria
e solfeggio mi furono di enorme aiuto, in quanto costituirono lo scheletro su cui poi andai
a riprendere e costruire la mia formazione, tuttora attiva. E, si badi bene, ero ben lontano
dall'essere uno studente modello: ero un ragazzino che aveva ricevuto una prima
fascinazione per la chitarra classica, ma non mi era ancora scattata la grande passione che
ne fece poi compagna e scelta di vita.
Tornando ai giorni nostri (quella scuola di patronato ha poi chiuso per motivi a me ignoti),
credo che i ragazzi abbiano veramente tante fortune per approcciarsi alla musica: grazie
alla digitalizzazione possono accedere istantaneamente ad immense biblioteche musicali;
stando comodamente a casa, si può visionare al PC un illustre musicista che spiega come
esegue un determinato passaggio. Anche la teoria inevitabilmente si è aggiornata: tolte le
anacronistiche ridondanze, adesso, in modo chiaro e conciso, è fortissima la correlazione
tra ciò che si suona e si solfeggia, aggiungendo le nozioni di armonia con sano
pragmatismo.
La teoria moderna ed aggiornata è infatti la scelta che abbiamo fatto in Padovarte Musica
con Academy: volutamente “neutra”, e' uno dei motivi per cui musicisti “classici” e “rock”
studiano assieme, poiché il linguaggio da conoscere è lo stesso.
Sia il musicista rock, generalmente più istintivo, che il musicista classico, obbligato a
lavorare sullo spartito, trovano quindi nella teoria un'integrazione fondamentale, un
approfondimento, che la musica rimanga la passione della vita o destinata ad essere
qualcosa di più; personalmente mi ha aiutato e dato più sicurezza nei miei mezzi.
Buona musica!